Confconsumatori BACT diffida la Regione, chiedendo l’immediato ripristino del reparto di Pneumologia no Covid presso il Policlinico di Bari, chiuso da settembre scorso per far posto ai Covid.

I cittadini di Bari e provincia si sono rivolti alla Confconsumatori, chiedendo di intervenire presso la Regione Puglia, per far riaprire immediatamente il reparto di Pneumologia no Covid presso il Policlinico di Bari, chiuso dal mese di settembre scorso, per far posto ai Covid 19.

L’Avv. Alessandra Taccogna, Responsabile Confconsumatori per i Comuni di Bari, Capurso, Triggiano (BACT) , accogliendo le numerose istanze di lamentela e proteste degli stessi, ha quindi inviato in data odierna una lettera di diffida all’Assessore alla Sanità e al Welfare neonominato Prof. Pierluigi Lopalco, nonchè al Dott. Vito Montanaro, per chiedere quindi la immediata riapertura dello stesso, entro e non oltre il termine di dieci giorni dal ricevimento della stessa.

In merito, l’Avv. Alessandra Taccogna,  in nome, per conto e nell’interesse dei propri associati e della collettività tutta, ha evidenziato che considerato l’approssimarsi della stagione  invernale, per cui è auspicabile l’arrivo di malattie influenzali e parainfluenzali dovute alla circolazione di virus diversi dal coronavirus, con relative complicanze, convieneripristinare immediatamente il Reparto di Pneumologia No Covid del Policlinico di Bari, il quale smantellato a settembre per far posto ai Covid 19, ad oggi non è ancora stato ricostituito, benchè da allora siano decorsi circa due mesi.

In proposito, si fa presente che il diritto alla salute è un diritto costituzionalmente tutelato dall’art. 32 della Costituzione, che deve essere riconosciuto parimenti a tutti gli ammalati indistintamente, senza distinzione alcuna tra patologie, ragion per cui ove non si voglia attuare una irragionevole discriminazione e disparità di trattamento, anche a coloro che sono affetti da patologie polmonari diverse dal coronavirus, ma di altrettanta e forse peggiore gravità, deve essere consentito l’accesso alle cure degli eccellenti pneumologi dipendenti presso il Policlinico di Bari, come sempre avvenuto negli anni passati, diritto che, tuttavia, da settembre ad oggi continua ad essere negato e calpestato, in quanto i ridetti medici pneumologi sono attualmente in servizio, ma solo ed esclusivamente per curare i malati affetti da coronavirus.

Confconsumatori BACT, quindi, in rappresentanza dei cittadini di Bari e provincia richiedenti, si auspica la ricostituzione, entro brevissimo termine, del su descritto reparto di Pneumologia No Covid presso il Policlinico di Bari, distinto dal Reparto Covid e con personale dedicato anch’esso separato, al fine di scongiurare il pericolo di trasmissione del coronavirus da un reparto all’altro, anche eventualmente ed involontariamente veicolato dallo stesso personale, che per tale motivo deve essere necessariamente distinto.

Chiediamo, conseguentemente, che ci sia lo “sblocco” dei pneumologi del Policlinico di Bari dai pazienti Covid, o almeno di parte di essi, che possano così tornare ad occuparsi anche dei pazienti della Pneumologia No Covid.

In proposito, non possiamo non sottolineare di aver notato un ritardo nel predisporre tutte le misure necessarie per contrastare la eventualità di una seconda ondata in Puglia, in quanto già da settembre avrebbero dovuto essere presenti reparti No Covid e Covid, con personale separato e dedicato, senza necessità di dover andare a smantellare la Pneumologia No Covid del Policlinico di Bari, con addirittura trasferimento di pazienti gravi altrove, e solo per far posto ai Covid 19, come se i pazienti affetti da altre gravi patologie polmonari, che ci hanno raccontato quanto accaduto, fossero improvvisamente divenuti di serie B e non più degni di essere curati dai pneumologi del Policlinico suddetto.

Questo equivale a dire, che già dal 30 maggio, quando la Regione Puglia è divenuta Covid free, avrebbe  dovuto essere avviato un piano di assunzione straordinario di medici ed infermieri da destinare ai Covid, che avrebbe evitato così di sottrarre i medici pneumologi già in servizio allora, ai pazienti gravemente ammalati di altre patologie polmonari, come invece è successo a settembre, con addirittura chiusura della Pneumologia No Covid presso il Policlinico.

Un altro aspetto da evidenziare è quello della difficoltà nel reperire medici ed infermieri da destinare ai Covid 19, probabilmente dovuto alla scarsa retribuzione che gli stessi ricevono, a motivo della quale risulta alquanto sbilanciato il rapporto tra gravità della prestazione, rischi, disagi, e vantaggio economico.

In proposito abbiamo avuto modo di apprendere, da alcuni nostri iscritti medici ed infermieri, che il bonus per la cura dei Covid, dagli stessi ricevuto per gestire la prima ondata durata i mesi di marzo, aprile, maggio, è stato addirittura nullo e/o, nei casi migliori, pari alla cifra di €. 8,00 giornaliere.

Ebbene, è nostro dovere ricordare quali sono le condizioni di vita dei medici e degli infermieri destinati alla cura dei Covid 19, i quali molto spesso sono costretti ad autoisolarsi dalle loro famiglie, a causa dell’elevata e ripetuta esposizione al Covid 19, con spese di affitto degli alloggi a loro esclusivo carico, oltre a dover svolgere le loro prestazioni lavorative completamente bardati, indipendentemente da quanti siano i gradi all’esterno, quindi, immaginiamo che cosa voglia dire lavorare per ore rinchiusi nelle tute protettive, quando per esempio all’esterno sono trenta gradi o più.

A tal proposito, si sottolinea che l’art. 36 Cost. al primo comma sancisce che: “il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro……”; ed altresì l’art. 2233 c.c., 2 comma stabilisce che: “in ogni caso la misura del compenso deve essere adeguata all’importanza dell’opera  e al decoro della professione”.

Ebbene, abbiamo ragione di ritenere che entrambe le norme siano state violate e lo siano tuttora, dal momento che corrispondere  €. 8,00 o addirittura nulla, a chi si occupa continuativamente della cura dei Covid 19, non è rispondente nè all’importanza dell’opera e correlativi rischi trattandosi di malattia nuova e mortale per chiunque, nè alla qualità della stessa e neppure al decoro della professione.

Un altro aspetto che vogliamo sottolineare è altresì quello della necessità di coinvolgere nella cura dei Covid, il maggior numero possibile di medici, anche i sumaisti e territoriali, previa adeguata formazione, che si sarebbe dovuta iniziare già il 30 maggio, con la conseguente perdita di cinque mesi fondamentali nella gestione e prevenzione dell’epidemia.

Il coinvolgimento di un numero di medici che sia il più possibile elevato avrebbe il fine di ridurre il tempo di esposizione al coronavirus di ognuno di essi e i correlativi rischi di contrarre la malattia, essendo semplicemente disumano il ritenere che vi siano dei medici ed infermieri che debbano essere obbligati a rinchiudersi con i Covid per mesi e mesi, da qui fino alla fine di un’emergenza, che potrebbe durare anche anni, a meno che questo non sia il frutto di una libera scelta individuale che si deve consentire, ai sensi dell’art. 4, 2 comma della Cost., secondo cui: “ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”, per cui parimenti, nessuno può essere obbligato a svolgere una determinata prestazione lavorativa, al posto di un’altra.

Giova ricordare, infatti, che il diritto alla salute e alla vita devono essere garantiti e salvaguardati in eguale misura a tutti, anche quindi allo stesso personale sanitario, chiamato ad affrontare una seconda ondata che si sarebbe dovuta e potuta evitare , semplicemente mantenendo quarantena e tampone obbligatori per chiunque fosse rientrato da fuori Puglia dopo il 30 maggio (ved. esempio cinese), quando la stessa  Regione era divenuta Covid free, grazie al brillante lavoro del sistema sanitario, ma questo non è avvenuto, con il risultato disastroso attuale.

Ebbene si chiede, pertanto, che si rispettino quantomeno i diritti tutelati della Costituzione, che non possono e non devono essere cancellati in nome di una emergenza, che si aveva il dovere non solo di impedire, poichè prevedibile da ben cinque mesi fa, ma di sicuro meglio organizzare.

Confconsumatori BACT resta in attesa dei provvedimenti richiesti ed annuncia la sua battaglia al fianco di medici, infermieri, pazienti privati dei loro diritti.

Chiunque ritenga di aver subito un danno, può contattarci utilizzando i seguenti recapiti: tel. 080/5217088 e cell. 334/3556495; e mail: aletaccogna.confconsumatoribari@gmail.com; sito web: www.confconsumatoribact.it